Francesco Casale, laureato con lode in Giurisprudenza alla Sapienza – Università di Roma, è ricercatore di diritto commerciale nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e Professore di Diritto commerciale e di diritto industriale nell’Università degli Studi di Camerino. Dal 2013 è idoneo alle funzioni di professore associato di diritto commerciale. È autore di diverse pubblicazioni scientifiche, sia a carattere monografico sia edite dalle principali riviste giuridiche, nei diversi settori del diritto commerciale.
Titolare di uno studio legale con sede a Roma, ha alle spalle una lunga tradizione di famiglia nelle professioni legali. È stato fin dal 1998 componente del Centro Studi dell’Ordine degli Avvocati di Roma, nell’ambito del quale ha contribuito ad organizzare numerosi convegni e seminari su argomenti di attualità.
Un “jemolino” specializzato in diritto commerciale che abbina impegno scientifico ed esercizio della professione forense.
Professor Casale, Lei nel 1997 si aggiudica la borsa di studio per la frequenza del corso di preparazione alla professione forense e alla carriera giudiziaria dell’Istituto regionale di Studi giuridici del Lazio “Arturo Carlo Jemolo”. Ci spiega i motivi che la spinsero a scegliere il nostro Istituto? E quanto questa scelta è stata importante per la sua formazione alla carriera forense?
Dell’Istituto Jemolo sentii parlare da amici e colleghi più grandi che me ne avevano decantato l’esperienza formativa. Allora non esistevano ancora le scuole di specializzazione per le professioni legali e lo Jemolo era l’unico corso postuniversitario che garantiva una salda formazione teorica abbinata ad una grande attenzione alla pratica, il tutto affidato a docenti di assoluta eccellenza.
Appena iniziato il corso mi sono subito accorto che le mie aspettative erano ben riposte, io dico sempre che, grazie al corso Jemolo, il 1997 è stato l’ “anno zero” della mia formazione di giurista. Probabilmente non sono il migliore dei professori universitari né il migliore degli avvocati nel mio campo, ma so di certo che senza lo Jemolo sarei stato di gran lunga peggiore.
Il metodo didattico-scientifico dello Jemolo si basa sulla visione integrata data dai collegamenti tra discipline e competenze diverse. Le è stato utile nella sua formazione? Lo utilizza nella sua attività di docente universitario?
Penso che sia un metodo imprescindibile per la formazione del giurista di oggi e che, come dicevo prima, dovrebbe essere adottato anche nell’insegnamento universitario. Io stesso ho cercato di riproporlo, sia negli anni di insegnamento alla scuola di specializzazione per le professioni legali della Sapienza o all’Accademia della Guardia di Finanza, sia quando ho cominciato ad avere in affidamento corsi universitari.
Studiare il diritto, sia a livello scientifico sia nell’esercizio delle professioni legali, significa cimentarsi in una scienza pratica. Nel corso di tanti anni di docenza ho sempre più cercato di collegare il diritto positivo alla sua applicazione pratica e, specialmente in questi ultimi anni, l’analisi dei dati empirici sottesi ad un certo istituto per meglio capirne la ricaduta, il successo o l’insuccesso.
C’è un ricordo particolare legato a un insegnante o un insegnamento che durante la Sua carriera Le è tornato utile?
Dell’anno di Jemolo ho bellissimi ricordi della maggior parte dei docenti; ancora oggi, quando mi capita di incontrare, sul lavoro o al di fuori, alcuni dei miei colleghi di corso, ci divertiamo a rievocare aneddoti, persone, situazioni.
Ma l’insegnamento fondamentale che ho tratto dall’anno di Jemolo me lo hanno dato i miei colleghi di corso, ho “studiato” a lungo ognuno di loro e di molti ho individuato una o più qualità che mi hanno stimolato a coltivare le mie con umiltà e pazienza. Spesso mi sono trovato a pensare cosa avrebbero fatto loro al mio posto: come affrontare un problema giuridico, esporre un argomento in una lezione, difendere una tesi.
I docenti dell’Istituto Jemolo sono esperti altamente qualificati, scelti tra magistrati, professori universitari, giuristi e avvocati professionisti. Ne ricorda uno in particolare? Ha avuto modo di coltivare rapporti anche dopo la Sua esperienza allo Jemolo?
Ho avuto occasione di incontrare molti docenti dopo il corso Jemolo. Mi piace in particolare ricordare la straordinaria carica umana e la semplicità di Alberto de Roberto, che si ricordava perfettamente di me quando, a distanza di qualche anno, ci ritrovammo insieme per una docenza ad un corso organizzato dall’Istituto. Ma ciò di cui vado più fiero è la dedica a dir poco profetica che ricevetti da Francesco Gazzoni. A fine corso gli manifestai l’apprezzamento per le sue lezioni, sempre molto approfondite e allo stesso tempo particolarmente vivaci, chiedendogli di autografarmi la mia copia del suo manuale. Superato l’iniziale imbarazzo, Gazzoni confezionò la sua dedica ad un “allievo giurista, futuro collega”.
Dopo l’esperienza all’Istituto Jemolo, quale è stato il Suo percorso lavorativo?
Dopo lo Jemolo ho continuato a lavorare nello studio di famiglia conseguendo l’anno successivo il titolo di avvocato. Ho partecipato attivamente alla vita forense romana frequentando il Centro Studi dell’Ordine e, soprattutto, mi sono affacciato all’Università, timidamente e quasi per caso. Ho cominciato a frequentare le cattedre di Istituzioni di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza di Tor Vergata con il Prof. Annibale Marini e, dopo la sua nomina a giudice costituzionale, con i Prof. Paolo Papanti-Pelletier e Claudio Scognamiglio. Dopo due anni di scuola di specializzazione in Diritto civile a Camerino ho vinto il dottorato di Diritto commerciale a Tor Vergata e dal diritto privato sono progressivamente ritornato al primo amore: il diritto commerciale, sotto la guida dei Professori Giorgio Marasà, Pietro Masi e Giuseppe Santoni. Poi è arrivata la vittoria del concorso da ricercatore e l’abilitazione per la seconda fascia. In questi anni ho pubblicato soprattutto in materia di società, cooperative e consorzi, procedure concorsuali, innovazione e ricerca in collaborazione tra università e imprese. Ho seguito diversi progetti in quest’ultimo ambito, tra cui due spin off.
Avvocato e al tempo stesso docente universitario, saprebbe dirmi quale è il ruolo che preferisce?
Forse Le sembrerà strano, ma a tutt’oggi ancora non sono in grado di rispondere a questa domanda. Sono convinto che le due attività si alimentano e compenetrano a vicenda, poi ci sono periodi in cui sono più assorbito dall’attività professionale ed altri in cui riesco a concentrarmi maggiormente sullo studio. Non è per niente facile portare avanti le due cose, ci vuole molta disciplina, organizzazione ed una famiglia comprensiva. Una volta ho sentito dire ad un mio vecchio professore degli anni dell’università che non è facile avere un giurista in casa. Ha ragione, e anche mia moglie lo ripete spesso.
Lei è un esperto di diritto commerciale e societario e molte sono le Sue pubblicazioni in materia. Da dove nasce la passione per le materie giuridico-economiche?
La mia passione per il Diritto commerciale nasce dal fatto che esso ci aiuta a conoscere e capire il funzionamento delle imprese, del mercato, dell’economia. Io dico sempre ai miei studenti che se non studiano bene questa materia non riescono neppure a leggere le pagine economiche del giornale. In termini molto più aulici, circa un secolo fa Cesare Vivante sottolineava che praticamente ogni azione che si compie per vestirsi, nutrirsi, assicurarsi, depositare i propri risparmi, recarsi a teatro o comprare un libro è regolata dal diritto commerciale. In un altro scritto osservava che l’intero ciclo di vita dell’uomo, dalla nascita al corteo nuziale fino a quello funebre è scandito dagli istituti del diritto commerciale.
Oltre all’onnipresenza del diritto commerciale nella nostra vita quotidiana, si tratta di una materia in continuo movimento, che riflette i rapidi cambiamenti della nostra società, per di più con una forte vocazione europea ed internazionale. Tutto questo lo trovo estremamente affascinante.
Cosa si sente di consigliare ai giovani laureati che si affacciano alla carriera di giurista?
Agli “allievi giuristi e futuri colleghi” consiglio di conoscere ed appassionarsi, appassionarsi e conoscere; di cimentarsi con nuovi temi e nuovi settori, seguendo il proprio istinto. Di provare a guardare le cose da angolazioni differenti. Di scegliersi uno o più maestri o modelli di riferimento senza mai rinunciare a dubitare delle convinzioni proprie e di quelle altrui. Di seguire il proprio cuore e non mollare mai: tutto il resto verrà da sé.