15/4/21 Maria Grazia Della Scala, laureata con lode in Giurisprudenza alla Sapienza è Professore associato di diritto amministrativo presso il Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura della Facoltà di Architettura della stessa Università. E’ autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, anche di taglio monografico, riguardanti diversi ambiti del diritto amministrativo. E’ Avvocato iscritto nell’albo speciale dei professori universitari a tempo pieno.
Professoressa Della Scala, Lei frequenta nel 2000 il corso di preparazione alla professione forense e alla carriera giudiziaria dell’Istituto regionale di Studi giuridici del Lazio “Arturo Carlo Jemolo”. Ci spiega i motivi che la spinsero a scegliere il nostro Istituto? E quanto questa scelta è stata importante per la sua formazione alla carriera forense?
Dopo la laurea, desideravo studiare ancora e prepararmi anzitutto per l’esame di abilitazione della professione di avvocato, continuando tuttavia a frequentare l’accademia. Fu il Professore con cui mi ero laureata a suggerirmi di seguire il corso per la preparazione alla carriera Forense e giudiziaria all’Istituto Arturo Carlo Jemolo, quale luogo di eccellenza. Anche alcuni amici lo avevano seguito e me lo consigliavano vivamente. L’ho frequentato mentre svolgevo la pratica forense presso l’Avvocatura generale dello Stato. E’ stato un periodo fondamentale per la mia formazione, non solo giuridica.
Il metodo didattico-scientifico dello Jemolo si basa sulla visione integrata data dai collegamenti tra discipline e competenze diverse. Le è stato utile nella sua formazione? Lo utilizza nella sua attività di docente universitario?
Credo che il metodo integrato sia indispensabile e che l’Istituto Jemolo promuova molto utilmente tale approccio nella preparazione dei giovani giuristi. L’ordinamento giuridico è unitario e perdere la visione d’insieme è certamente limitante. Nei miei insegnamenti è naturale il riferimento al diritto costituzionale e al diritto civile, talvolta al diritto penale e sempre più all’ordinamento sovranazionale, oltre che al diritto internazionale. Peraltro, allo Jemolo non è mai mancata l’attenzione ai profili applicativi, al caso concreto, necessaria per la crescita di un giurista e uno studioso consapevole, capace di non perdersi in riflessioni puramente teoriche.
C’è un ricordo particolare legato a un insegnante o un insegnamento che durante la Sua carriera Le è tornato utile?
Tutti gli insegnamenti impartiti nel corso mi sono tornati utili e ho apprezzato molto ogni docente. Ancora oggi, quando parlo ai miei studenti a lezione, di alcuni istituti giuridici, il pensiero vola ad alcune articolate vicende che i docenti dello Jemolo narravano di volta in volta.
I docenti dell’Istituto Jemolo sono esperti altamente qualificati, scelti tra magistrati, professori universitari, giuristi e avvocati professionisti. Ne ricorda uno in particolare? Ha avuto modo di coltivare rapporti anche dopo la Sua esperienza allo Jemolo?
Porto con me un ricordo particolare del Presidente Alberto De Roberto, per la sua intelligenza, preparazione, ironia, per il suo garbo e l’elegante semplicità. Le lezioni che teneva erano affascinanti e particolari, racconti e immagini che ancora mi accompagnano. Come dimenticare la sua descrizione dell’amministrazione di fine Ottocento come “tigre sanguinaria” o del diritto soggettivo non affievolito come “diritto panciuto”? Rimane, poi, certamente scolpita nella mente una lezione sulla trascrizione del grande Francesco Gazzoni, così come tante altre, e penso con piacere a come il Prof. del Prato ci insegnava a spaziare e a muoverci nel diritto privato, creando continui collegamenti tra i diversi istituti. Ancora, quando parlo ai miei studenti dell’espropriazione per pubblica utilità il pensiero vola allo spirito con cui il Cons. Verucci ci narrava le articolate vicende della disciplina dell’indennità di esproprio.
Ha citato, tra gli altri, il compianto Presidente Alberto de Roberto, ha avuto modo di rivederlo dopo la fine del corso?
Ho incontrato ancora molte volte il Presidente De Roberto dopo la fine del corso, in occasione di seminari e convegni, sempre illuminante e affettuoso Ho rivisto anche diversi altri docenti che insegnavano o insegnano ancora nella Facoltà di Giurisprudenza, in cui ho lavorato diversi anni, dai quali ho potuto continuare a imparare molte cose.
Ha mantenuto contatti con i suoi compagni di corso?
Ho un ricordo molto caro dei miei compagni di corso e di percorso, con molti dei quali avevo stretto bellissimi rapporti. Con qualcuno sono ancora in contatto, altri li ho qualche volta incontrati, altri ancora li ho persi di vista ma spero davvero di poterli rivedere. Durante quell’anno siamo cresciuti insieme, moltissimo. Abbiamo condiviso le prove e le sfide che ciascuno di noi stava affrontando o si preparava ad affrontare scambiandoci affetto e coraggio, oltre che idee su questioni giuridiche. Abbiamo però anche mangiato panini e bevuto caffè al sole discorrendo allegramente di qualunque cosa, siamo andati a cinema e cene. Ci siamo divertiti.
Dopo l’esperienza all’Istituto Jemolo, quale è stato il Suo percorso lavorativo?
Dopo l’esperienza all’istituto Arturo Carlo Jemolo ho superato con facilità l’esame di abilitazione alla professione di avvocato e ho vinto due dottorati di ricerca; ho seguito poi il dottorato in diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza. Sono stata, quindi, per tre anni assegnista di ricerca e dal 2007 ricercatore a tempo indeterminato di diritto amministrativo. Nella Facoltà di Giurisprudenza ho tenuto corsi di Organizzazione della Pubblica amministrazione, di Diritto dell’Ambiente e di Diritto amministrativo; ho partecipato a molti progetti di ricerca e mi sono dedicata allo studio, in particolare, delle società pubbliche, del procedimento amministrativo, della trasparenza, dell’attività consensuale delle p.a. Il passaggio nel 2018 al Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura è stato un prezioso stimolo per nuovi spunti di studio e di riflessione, in particolare, sul diritto urbanistico nella prospettiva dello sviluppo sostenibile, anche grazie e forte carattere interdisciplinare del mio Dipartimento e al proficuo confronto con i preparatissimi e generosi colleghi di altre discipline.
Lei è un esperto di diritto amministrativo e molte sono le Sue pubblicazioni in materia, da dove nasce la passione per questa materia?
Apprezzo il diritto amministrativo perché è il diritto dell’interesse generale, che impone una prospettiva sociale e comunitaria. Presenta poi un interesse scientifico particolare, corrispondente alla sua fondamentale esigenza di sistema, di necessaria e continua ricerca di criteri ordinanti un diritto positivo esteso, spesso frammentato e in continua evoluzione. Forse, tuttavia, più che una materia credo di aver scelto un Maestro e di aver imparato ad amarla per come lui me la ha insegnata.
Mi sento molto fortunata a svolgere il lavoro di docente universitario. Il percorso è certamente impegnativo e non privo di ostacoli ma fare ricerca è un piacere inesauribile e lo è l’insegnamento, per il quale ho dovuto tuttavia vincere un po’ di naturale timidezza. Il contatto con gli studenti è una continua e gioiosa esperienza intellettuale e umana.
Avvocato e al tempo stesso docente universitario, saprebbe dirmi quale è il ruolo che preferisce?
La professione di avvocato mi appassiona; per molti versi è un tipo di attività più coerente con il mio carattere. Gli impegni accademici, che infine ho prescelto, hanno finito però per essere assorbenti ma spero che arrivi presto il momento per conciliare le due cose.
Cosa si sente di consigliare ai giovani laureati che si affacciano alla carriera di giurista?
Ai giovani giuristi appena laureati consiglio anzitutto di sperimentarsi per comprendere le proprie reali attitudini e mettere a fuoco cosa amerebbero davvero fare in futuro, di non smettere mai di essere curiosi, di continuare comunque a studiare per ampliare i propri orizzonti, per far crescere la propria capacità critica, aspirando a sapere per poter fare bene, per poter scegliere consapevolmente, per essere liberi, anzitutto nel cuore e nella coscienza e come obiettivo ultimo, tenendo duro anche nei momenti più difficili.
La ringraziamo della sua disponibilità
Ringrazio io te, Luigi D’Orsi, l’ufficio comunicazione e l’Istituto Jemolo di cui conservo un bellissimo ricordo.